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L'ACQUA é UN BENE COMUNE

L’acqua non è una merce qualsiasi, l’acqua è la vita  dell’uomo e del suo ecosistema, e non si deve privatizzare.

Il Consiglio Comunale di Lacedonia già il 16 marzo 2002 (con delibera N° 16 e la successiva giunta  del 4 aprile 2002 con relativo convegno tenutosi l’11aprile) prese una decisa e marcata posizione sull’acqua bene comune dell’umanità e fece una dura opposizione alla legge finanziaria del 2001, sollecitando la regione Campania per un duro ricorso alla decisione del Governo per non aver consultato gli enti locali interessati; con specifiche interrogazioni, sia alla Regione che al Parlamento, fu bloccato dall’avvocatura Regionale il tentativo di Privatizzare gli acquedotti meridionali.

Dopo anni di ideologismo selvaggio che ha comportato in Italia la privatizzazione di parte consistente dei servizi pubblici nazionali e locali, sembrava sconfitta la logica del  governo Berlusconi, invece il Berlusconismo è più che mai  imperante.

La privatizzazione dei servizi pubblici, in situazioni di monopolio naturale, è stata vissuta talvolta come un disastro per lo stesso pensiero unico che sottende il neoliberismo delle economie neocapitalistiche: basti pensare ad acqua,  ferrovie, energia elettrica, trasporti, sanità, ecc.ecc..

C’è qualcosa di sicuro però con le privatizzazioni: l’aumento delle tariffe per i consumatori domestici, il taglio dei posti di lavoro nelle società erogatrici di servizi, il taglio delle attività di manutenzione.

Insomma socializzare le perdite e capitalizzare i profitti, attraverso operazioni finanziarie.

Bisogna invece ribadire che l’acqua non è solo una risorsa economica da gestire comunque oculatamente, ma è soprattutto un diritto degli esseri umani e dell’umanità, senza la garanzia del quale non è possibile letteralmente vivere per bere e per le esigenze igieniche più elementari. Al livello locale bisogna insistere su alcune tematiche fondamentali.

1)      Checché se ne dica, la legge Galli, 36/94, nulla ha innovato sulle potestà comunali e consortili inerenti i cosiddetti regolamenti municipali e consortili di somministrazione idrica: bisogna pertanto imporre una revisione dei regolamenti stessi tale che sotto una media di 50 litri/abitante/giorno non si possa effettuare il distacco dal servizio per morosità in connessione eventualmente a situazioni di comprovata povertà;

2)      Bisogna ribadire che l’acqua deve rimanere  sotto l’egida del controllo pubblico e non può essere dismessa per essere poi regalata alla gestione dei privati che da essa ne traggono profitto e lucro. Cosi come si intende fare in provincia di Avellino ATO1,con la moltiplicazione delle Società di gestione e sarebbe la terza;

3)     Una rinnovata egida pubblica della gestione dell’acqua deve in ogni modo riuscire ad assicurare il recupero delle perdite degli acquedotti, causa/effetto di parte del malaffare degli appalti pubblici nei servizi idrici,investendo nella manutenzione delle reti, anziché fare società di gestione,per aumentare i consigli di amministrazioni pagati profumatamente dai cittadini sulle bollette;

4)     La nuova socialità della gestione dei servizi pubblici si dovrà caratterizzare per vie diverse da quelle del passato: per esempio passando per il bilancio partecipato, non solo quello delle acque, ma anche quello economico.  Con l’introduzione dei consigli di sorveglianza da associare ai consigli di amministrazione delle imprese pubbliche locali idriche; nei consigli di sorveglianza sul modello tedesco andrebbe aggiunta alla presenza dei lavoratori quella degli utenti e degli ambientalisti “ a titolo gratuito”organizzati, per effettivo controllo sulla gestione;

5)     Le sorgenti e le falde devono tornare ad essere sfruttate, anche avendo il coraggio di diminuire col tempo il volume degli emungimenti, in maniera da gestire la loro rinnovabilità e continuità per assicurare l’integrità e la sostenibilità del territorio. Assicurare ai fiumi il minimo vitale,per la flora e fauna esistenti lungo l’alveo.

6)     Non ha senso la guerra con la Puglia e con i suoi abitanti, da parte dell’ATO Calore Irpino. Poiché l’acqua è di tutti perchè viene dal cielo, dovremmo pregare un po’ tutti affinché nelle zone aride del pianeta, piovesse di più, e non come fa il presidente on. Giuditta, che chiede al Signore che piova solo da lui così si può vendere l’acqua che in quel caso potrebbe essere sua.

7)     Non ha senso chiedere alla regione Puglia il pagamento dell’acqua, poiché ricadrebbe su quei cittadini che già soffrono  per la  mancanza d’acqua.

8)     Avrebbe senso invece in un rapporto di solidarietà, chiedere al Governo Nazionale che si faccia Carico all’interno della Fiscalità Generale, su come intervenire a protezione del Bacino Idrografico, se è questo che si chiede con l’accordo Stato Regioni confinanti si può discutere.

Lacedonia    22 novembre  06

Antonio Di Ninno

   

Consigliere Comunale di Lacedonia

   

Presidente CPP del PRC – Se Avellino

   

Aderente al Manifesto Mondiale dell’Acqua

 

 

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Ultimo aggiornamento: 13-12-06