TRIBUNA POLITICA LACEDONIESE
Gerardo Renna, nato a Lacedonia l’ 11-12-1964
Dipendente di Meccanica Futuro s.p.a.,
azienda dell’Area Industriale Calaggio.
Nel 1991 è tra i fondatori del Partito della
Rifondazione Comunista dopo lo scioglimento
del P.C.I.
Segretario del Circolo Territoriale P.R.C.
di Lacedonia dal 2001
e componente del Comitato Politico Provinciale
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Sig. Renna, Lei è il segretario di
Rifondazione Comunista a Lacedonia; il suo partito appoggia dall’esterno
questa amministrazione, non essendo stato eletto alcun vostro candidato con
la lista del Quadrifoglio in Consiglio Comunale. Siete pentiti di aver
aderito al Quadrifoglio, con DS, UDC, Margherita, Sinistra in movimento e
pezzi di AN?
La lista del Quadrifoglio, è bene ricordare, è
stata una esperienza unica ed irripetibile di una "Lista Civica" nata
durante il commissariamento del Comune di Lacedonia tra le forze
dell’opposizione alla precedente amministrazione, dopo dodici anni di
amministrazione Sessa, con i due mandati da sindaco e l’ultimo da
vicesindaco e un anno del suddetto commissariamento . Bisogna inoltre
ricordare che vi erano dei problemi di ordine pubblico (auto incendiate agli
amministratori, ad oggi non conosciamo ancora il perché) e problemi di vita
democratica, visto il modo di gestire la cosa pubblica operando l’esclusione
sistematica di tutto ciò che era opposizione (circoli, partiti,
associazioni, ecc.), dalle conoscenze e dalle scelte che si andavano ad
effettuare.
Quindi non ci può essere risposta alla sua domanda
sull’essere pentiti dell’adesione al Quadrifoglio, era una scelta che andava
fatta in quel determinato momento storico della nostra comunità. Essa è
stata determinante per creare nuove condizioni di dialogo tra le forze
politiche e riportarle al loro ruolo istituzionale di soggetti preposti
all’elaborazione culturale per le trasformazioni sociali, e non più gestori
della cosa pubblica, magari ad uso di una sola parte.
La mancata elezione di un candidato di riferimento
per Rifondazione Comunista ha certamente indebolito anche la stessa
Amministrazione Comunale, in quanto alcune problematiche come il lavoro, la
ricostruzione, la qualità della vita, la cultura della pace, ecc. avrebbero
potuto avere diverse rilevanze e sensibilità.
Il disimpegno del gruppo consiliare dell’UDC nei
confronti del Quadrifoglio chiude questa fase di transizione ed apre una
nuova stagione politica a Lacedonia, esplicitato dalla dichiarazione della
maggioranza di aderire ad un progetto politico basato sul confronto tra
Rifondazione Comunista e le forze di Centro – Sinistra.
Ritiene che siano stati perseguiti da questa
amministrazione quegli obiettivi prefissati, in particolare di ridare
democrazia a Lacedonia? Oppure, come ritiene Mario Megliola, questa
amministrazione abbia acuito la frattura a Lacedonia tra politica e società
civile, e tra gruppi di persone?
La frattura tra politica e società civile
avviene quando chi governa utilizza il proprio potere per depotenziare o
distruggere sistematicamente tutto ciò che la società costruisce (movimenti
giovanili, circoli culturali, associazionismi, ecc.). Non bisogna
dimenticare che per più di un decennio, di amministrazioni Sessa – Megliola,
ci si è mossi sempre in questa direzione. Possiamo solo sperare che tutto
questo appartenga ad un passato "buio" ed ormai remoto di Lacedonia.
Sicuramente questa Amministrazione ha già creato
un clima più disteso tra la popolazione, ma crediamo che, per ricostruire la
democrazia a Lacedonia, bisogna fare molto di più, come far partecipare
tutte le specificità presenti sul territorio alle scelte da effettuare e,
nello stesso tempo, adoperarsi per favorire l’associazionismo democratico.
Un primo banco di prova, di questo iter, è
sicuramente il "Bilancio Partecipativo", occasione importante per
coinvolgere tutta la cittadinanza, organizzata e non, su scelte che toccano
direttamente tutti.
Questo, ovviamente, è solo una prima occasione,
alla quale chiederemo che ne susseguano altre, come ad esempio sulle scelte
per recuperare il centro storico o sul miglioramento della qualità della
vita, ecc.
Come prosegue la vostra inedita alleanza con il partito
della Margherita a Lacedonia, visto che con quegli esponenti, tutti ex-
democristiani, vi dividono scelte ideologiche e vi siete trovati sempre, dal
dopoguerra fino a tre anni fa, su sponde opposte?
Il dialogo tra noi ed il partito della
Margherita rientra nelle scelte politiche nazionali, di un rapporto
privilegiato con le forze del Centro – Sinistra, quindi può risultare
inedito solo schematizzandolo dal punto di vista dei personalismi, ma in un
quadro politico generale trova tutt’altra prospettiva.
La Margherita (anche se a Lacedonia ed in
Provincia di Avellino è difficile distinguerlo) è una cosa diversa dal PPI
che presentò una propria lista nell’ultima elezione amministrativa, con la
candidatura alla carica di Sindaco di Sessa (estromessa per un numero
insufficiente di candidati), visto che il Portavoce locale ha sempre
dichiarato pubblicamente che il suo circolo appoggia pienamente questa
esperienza amministrativa. Ancor di più si differenzia dalla vecchia
Democrazia Cristiana, un partito che raggruppava in se diversi gruppi di
potere, molte volte contrapposti tra loro ma che trovavano una sintesi
comune nella gestione della cosa pubblica, molte delle volte in modo
clientelare.
Il confronto storico e le divisioni ideologiche
che riguardavano la D.C. ed il P.C.I., a cui noi ci rifacciamo per la sua
grande storia di democrazia e di lotte, non è più proponibile, in quanto
questi due grandi partiti non esistono più.
Oggi l’incontro tra queste due visioni di società
avviene su altri temi come quello della difesa della democrazia, mentre
resta marcata la diversità sull’economia e sull’internazionalismo.
A livello locale, tutto questo non pregiudica il
nostro coinvolgimento con il Centro – Sinistra su proposte mirate allo
sviluppo delle nostre zone, come abbiamo ben esplicitato nel dibattito
durante l’ultima Festa di Liberazione a Lacedonia.
Quali le vostre iniziative per risolvere la crisi del
Calaggio e tutelare i tanti posti di lavoro in pericolo?
L’esigenza immediata è mettere al centro
della discussione il nostro futuro economico e sociale. Proponiamo alle
altre organizzazioni politiche e sindacali, ai coordinamenti dei sindaci e
dei lavoratori di organizzare iniziative di lotta comuni dell’intera Area
per aprire una "Vertenza Calaggio" con la Regione Campania che metta al
centro la sopravvivenza dell’intera zona, anche alla luce dei nuovi flussi
migratori ripresi di recente.
Già a marzo del 2003 abbiamo organizzato un
importante incontro-dibattito a Lacedonia, insieme all’Amministrazione
Comunale, con la partecipazione di Alois, Assessore Regionale all’Industria,
per rendere esplicita la grave crisi esistente (Ingred, Merifil, Seva Nylon,
Adimar) e quella che di lì a poco sarebbe emersa (Mulat, Bulloneria
Meridionale, ecc.) per sollecitare il Consiglio Regionale Campano a
regolamentare le dismissioni degli opifici dell’ex art. 32 Legge 219. Ad
oggi il regolamento è stato approvato dalla Giunta ed è fermo in
Commissione, stiamo aspettando che arrivi in Consiglio per emendarlo. Esso
toglie ai Tribunali (curatele fallimentari) competenze improprie come la
riassegnazione delle strutture dismesse a seguito dei fallimenti, ma delega
tutto all’ASI, che negli ultimi anni non ha certo brillato per le scelte
relative al Calaggio. Su questa impostazione noi non siamo d’accordo perché
riteniamo che gli Enti Locali (Amministrazione Provinciale o Comuni
organizzati in modo consortile) debbano avere maggiore peso sulle scelte che
ricadono sul proprio territorio, come sottolineato, anche,
dall’Amministrazione Comunale di Lacedonia nell’ultimo Consiglio Comunale.
Ovviamente siamo consapevoli che questo non
risponde nell’immediato alla tutela dei tanti posti di lavoro persi e di
quelli in pericolo. Quindi in attesa di una politica industriale da parte
della Regione Campania che decida quale futuro produttivo sia riservato alle
nostre zone, non resta che mobilitarci affinché vengano attivate
immediatamente tutte le procedure di tutela dei lavoratori, ed a fronte di
situazioni irreversibili, la loro ricollocazione nel mercato del lavoro, a
partire dagli enti pubblici.
Nel riparto dei fondi del terremoto i criteri adottati da
questa amministrazione non sono da tutti approvati. Lei li condivide?
La risposta alla Sua domanda è senza
nessuna esitazione NO.
A più di venti anni dal terremoto non è
concepibile che sia ancora poco chiara la situazione definitiva sulla
ricostruzione e la stessa presenza di numerosi elenchi di priorità hanno
permesso ai tecnici ed agli amministratori la massima discrezionalità sulle
scelte.
Bisogna superare l’idea della ricostruzione per
particelle e puntare le ultime risorse disponibili per il recupero di intere
zone, nella logica degli interventi a comparti, con l’impegno diretto
dell’Ente. Fin dall’inizio del dibattito abbiamo sostenuto la necessità, da
parte dell’Amministrazione, di appropriarsi dei poteri sostitutivi, previsti
dalla legge, per dare una risposta complessiva ed omogenea a tutta la
materia.
Un’ultima domanda che rivolgiamo a tutti e che gradiremmo
rispondesse in maniera il più esauriente possibile: in quali direzioni,
alternative all’industria, ritiene possano crearsi posti di lavoro a
Lacedonia, e come?
Come già affermato da altri interlocutori, in
questa tribuna, riteniamo che creare posti di lavoro senza puntare
sull’industrializzazione sia molto difficile in una zona interna del
Mezzogiorno italiano, basata su un’agricoltura prevalentemente estensiva e
con un territorio povero di attrattive turistiche. Ovviamente, prima di
affrontare una nuova politica industriale, usando strumenti come i Contratti
d’Area, i Patti Territoriali, ecc., bisogna analizzare bene cosa hanno
prodotto i finanziamenti dell’ex art. 32 e cosa hanno significato le
privatizzazioni e lo smantellamento delle Partecipazioni Statali portate
avanti dai vari governi, sia esso di Centro – Sinistra o sia esso di Destra,
nell’ultimo ventennio.
La nostra proposta, in alternativa e complementare
all’industria, che portiamo avanti negli ultimi anni, è quella di
valorizzare le poche risorse presenti.
Voglio spiegarmi meglio esponendo due esempi di
come intendiamo noi la gestione del patrimonio pubblico e di come una
risorsa naturale come il vento possa trasformarsi in un volano economico:
-
Il Comune, a seguito delle delocalizzazioni per
la ricostruzione del post-terremoto, possiede un patrimonio abitativo nel
centro storico che, recuperandone l’agibilità, può essere finalizzato alla
costituzione di case albergo, come base iniziale di un progetto di turismo
rurale che abbini l’esigenza di vivibilità di città come Napoli con il
rilancio della cultura contadina. Per la gestione di questi patrimoni
pensiamo alla costituzione di società Municipalizzate o di società miste
pubblico - private che contribuiscano ad immettere nuove professionalità
nel mondo del lavoro.
-
Il grande parco eolico, presente sul nostro
territorio, può essere lo strumento per rivendicare con forza la
costituzione a Lacedonia di un "Corso universitario per l’energia pulita e
rinnovabile". L’istituzione in loco di un centro studi indirizzato alla
sperimentazione ed alla produzione di energie alternative agli idrocarburi
(eolico, solare, ecc.), allo studio di nuove tecniche di risparmio
energetico e di nuovi metodi di costruzione, è un’idea da perseguire con
insistenza, in quando crediamo che non ci può essere vero sviluppo senza
una ricerca di alto livello, e nello stesso tempo ripropone la nostra
comunità come un centro culturale all’avanguardia delle zone interne.
Su idee come queste continueremo a sollecitare
l’Amministrazione Comunale ad effettuare tutti i passi necessari.
Vorrei chiudere l’intervista con i complimenti
alla redazione di "lacedonia.com", per aver costruito questa vetrina
politica lacedoniese e, spero, che in futuro trovi una sua continuità su
temi specifici, coinvolgendo, oltre ai partiti, anche le associazioni.
Grazie
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