Prof. Michele Sessa, docente di latino e
greco presso il Liceo Classico di Lacedonia, già segretario della
locale sezione della Democrazia Cristiana, ininterrottamente sindaco
di Lacedonia dal 1988 al 1997 e vicesindaco dal 1997 al 2000.
Attualmente ricopre la carica di
Presidente dell'Associazione politico culturale "Il punto sull'Irpinia".
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Prof. Sessa, cosa pensa della lista
del "Quadrifoglio", lista trasversale nata per "ridare democrazia ..."
alla cittadinanza; come valuta l'azione delle attuali forze politiche
locali, anche sul piano amministrativo, in particolar modo della
Margherita?
Commentare "a posteriori" la vicenda del
"Quadrifoglio" è facile visto l'esito infelice di tale esperienza.
Soprattutto per chi ha sempre sostenuto che le liste per le
amministrative si fanno "per" e non "contro". La stessa motivazione che
viene addotta da molti protagonisti di quella discutibile scelta è un
condensato di opportunismo ed ipocrisia politica. Sostengono alcuni che
tale scelta era indispensabile per "ridare la democrazia alla
cittadinanza" e "superare il grande momento di tensione che vi era in
paese in seguito ad episodi poco edificanti che avevano sconvolto la
vita della comunità" (per ulteriori particolari in merito potrebbe
essere illuminante la mia risposta al segretario di Rifondazione
Comunista Renna Gerardo, pubblicata in questo sito). In realtà tutti
sanno, e lo hanno sempre saputo, che quella anomala alleanza era stata
cercata dai dirigenti di una sinistra ufficiale debole ed impotente,
perché profondamente divisa, che sapeva di non essere in grado, da sola,
di proporsi alla guida del paese, e che smaniava per rientrare nella
stanza dei bottoni. Vi è riuscita grazie ad un accordo con settori a
volte goliardici della politica lacedoniese e subendo un Sindaco
qualunquista che non faceva mistero di non tenere in alcun conto i
partiti ed i "politicanti". Non mancarono interferenze sotterranee in
settori del P.P.I. dell'epoca in modo da evitare che questo mettesse in
campo una lista avversaria credibile che offrisse una consistente
alternativa di voto alla cittadinanza. In pratica la sinistra, ed in
particolar modo parte della dirigenza dei D.S., ha alterato le regole
del gioco venendo meno alla propria orgogliosa tradizione ed alimentando
il qualunquismo e la cultura della trasversalità.
La novità politica di Lacedonia negli ultimi
tempi è stata sicuramente la nascita del circolo della "margherita",
dotato di un'attrattiva così forte che sono confluiti in esso, a quanto
si sente, il Sindaco, ormai politico o politicante, e vari
amministratori presentatisi alle elezioni del 2001 come elementi di
centrodestra. In pratica è stata portata a termine una operazione
trasformistica senza precedenti a Lacedonia che mina la credibilità
generale delle forze politiche locali e diseduca la cittadinanza, in
particolar modo i giovani, che sono indotti a pensare che "fare
politica" significa manifestare un'appartenenza estemporanea che di
volta in volta prende in prestito contenuti e ideali.
Le forze politiche della nuova maggioranza, in
conclusione, hanno avuto, a mio avviso, un'ultima possibilità di
riportare la vera politica al centro dell'attenzione dopo la crisi
amministrativa e la fine della discutibile esperienza consociativa:
riformulare un programma amministrativo a breve termine che mettesse in
agenda i veri temi che interessano la popolazione con impegni precisi a
scadenze prefissate. Ciò avrebbe dato una giustificazione ed una
legittimazione minima ad una operazione piuttosto disinvolta di cui
sfugge la ragione. O meglio, si comprende ma non si giustifica il
desiderio di chi amministra di restare in sella anche in condizioni
critiche, ma non si comprendono le ragioni di chi offre dall'esterno un
appoggio acritico ed incondizionato. Il tutto aggravato dal fatto che il
partito che "ospita" il maggior numero di consiglieri comunali non ha
neppure partecipato alla competizione elettorale. Almeno impegni costoro
su un programma e su idee che siano rese note alla cittadinanza anche a
costo di pagare un prezzo per alcune scelte improrogabili al fine di
salvare le ultime possibilità di un qualche sviluppo del paese e
giustificare una campagna acquisti piuttosto disinvolta.
Come si sente fuori dalla politica
attiva, dopo aver amministrato per tre mandati consecutivi, oltre ad una
prima esperienza all'opposizione?
Quali i suoi programmi futuri, intende ricandidarsi? E con quale
formazione politica?
Sinceramente non sento la mancanza della
poltrona, anche perché non mi sono mai considerato più o meno importante
in relazione alla carica ricoperta, penso che i miei concittadini
l'abbiano capito dopo anni di continuo confronto. Questo però non
significa che mi disinteressi della vita amministrativa sia pure in
maniera più distaccata, come cittadino privato. Certo non apprezzo
l'atteggiamento di alcuni amministratori i quali approfittano della mia
mancanza in consiglio comunale per attribuire a me ed alle
amministrazioni cui ho partecipato colpe inesistenti, per coprire le
proprie responsabilità ed omissioni. Chi vive per tanti anni i problemi
della comunità e se ne fa carico anche in termini di responsabilità
civili, contabili e penali, ha una sua visione delle possibili soluzioni
e non può non criticare l'atteggiamento vanaglorioso ed autosufficiente
di alcuni amministratori e l'apatia di altri, l'insofferenza per le
critiche tollerate solo da parte di alcuni interlocutori privilegiati.
Per quanto mi riguarda ho esercitato nell'amministrazione della cosa
pubblica vari ruoli, quello di oppositore, quello di Sindaco e quello di
vicesindaco, ma non ho mai pensato di potere evitare di dar conto
all'esterno del mio operato.
In questo momento non do certo per scontata la
mia partecipazione a future competizioni amministrative, anche perché
sto cercando, tra mille perplessità la mia strada politica, cosa non
facile in un momento in cui i valori della nostra tradizione democratica
e democristiana sono stati abbandonati e scambiati, e la crisi della
vera politica si manifesta con drammatica evidenza dappertutto, ed in
modo particolare in provincia di Avellino. Oggi alcuni che si illudono
di "far politica" non pensano di qualificarsi agli occhi dei propri
concittadini attraverso la proposta, l'impegno disinteressato e
l'esempio, ma cercano soltanto di captare effimeri consensi attraverso
l'ostentazione di amicizie e presunto potere riflesso. In tal modo gli
interessi del paese vengono posti su un tavolo più vasto in cui
diventano parte minima di una contrattazione più generale per finalità
spesso non coincidenti con gli interessi della nostra comunità. Mai in
passato ci siamo fatti influenzare dall'esterno sulle scelte importanti,
né siamo stati passivi esecutori di ordini, e parlo anche per i tanti
amici che hanno ricoperto incarichi di responsabilità, che sicuramente
si riconosceranno in queste parole. Lei mi chiederà cosa c'entra tutto
questo con la domanda, molto breve e precisa. La risposta è la seguente:
se le forze politiche di Lacedonia riacquisteranno un metodo di
confronto sereno e democratico, se si spersonalizzeranno le questioni
politiche-amministrative, se si agirà oggettivamente solo per il bene
comune, se si uscirà dalla logica dei clan, non vi sarà bisogno
dell'impegno attivo mio, della mia generazione, delle tante persone che
la pensano come me.
Molti cittadini comunque si domandano se il
"nuovo" è stato migliore del vecchio.
Come valuta l'azione amministrativa
della giunta Palladino ed il suo recente cambio, da civica a politica
di centrosinistra. Ritiene che questa amministrazione abbia portato a
termine nel migliore dei modi tutte le iniziative intraprese dalle
precedenti amministrazioni da Lei guidate?
La giunta Palladino non è mai stata civica ma
ibrida, l'attuale evoluzione risolve solo in parte il problema
dell'identità politica dell'A.C. Infatti l'attuale maggioranza governa
con voti di destra che certamente in circostanze diverse non sarebbero
serviti per formare un'amministrazione di centrosinistra. Altra
perplessità provoca la posizione dello SDI, parte organica del
centrosinistra, che resta almeno apparentemente all'opposizione.
Sarebbe, a mio avviso, politicamente corretto allargare la maggioranza,
se l'opposizione fosse disponibile, e programmare una crisi
amministrativa in tempi non immediati ma utili per riportare la
cittadinanza al voto nel 2005, evitando un lungo commissariamento. In
tal modo si farebbe chiarezza definitiva e l'amministrazione comunale
avrebbe la possibilità di concludere il proprio mandato in maniera più
forte ed autorevole. Le tre amministrazioni cui ho contribuito a vario
titolo si sono distinte per una notevole progettualità ed una forte
carica idealistica. Soprattutto la prima (1988-93) ha saputo portare a
termine quanto programmato dalla precedente amministrazione Cuozzo ed
ha saputo impostare grandi problemi e grandi scelte di notevole impatto
sul futuro del paese. Basta pensare alla ricostruzione delle casette
asismiche, alla impostazione del risanamento del costone rupi, alle
delocalizzazioni dal centro storico, alla progettazione del PIP, alla
progettazione generale della rete depurativa e fognante, al primo lotto
del nuovo collegamento con il Calaggio, all'ipotesi di completamento di
questa opera anche in collaborazione con i comuni di Aquilonia e
Monteverde fino all'Ofantina. Di tutto questo non si sente nessuna
notizia da parte degli attuali amministratori. Eppure siamo in periodi
favorevoli per ottenere i finanziamenti necessari per completare quanto
iniziato o programmato. Soprattutto il PIP Calaggio, il sistema fognante
ed il completamento del risanamento del costone rientrano nelle priorità
di legge con ampia disponibilità di fondi.
Per la verità l'ampliamento della casa di
riposo e la ricostruzione della vecchia pretura stanno per essere
portati a termine, altro non mi risulta.
Circa la questione del terremoto,
come giudica le recenti scelte amministrative?
Sulla questione terremoto rinvio al
comportamento adottato dalle amministrazioni di cui ho fatto parte: fino
al 1992, con la legge 219/81, esame delle pratiche in ordine di
presentazione e finanziamento in ordine di approvazione da parte della
commissione ex art.14; dal 1992 in poi, in applicazione della
legge32/92, finanziamento secondo le priorità previste, che tutti
conoscono, con precedenza alle pratiche presentate entro il 31/03/84;
rispetto delle esigenze abitative dei residenti e di coloro che si
trovavano in uno stato precarietà e provvisorietà; controlli per
verificare alcuni aspetti delle dichiarazioni di atto notorio da parte
dei vigili urbani;rispetto delle procedure:
a) formulazione dei criteri da parte dei tecnici responsabili;
b) approvazione di tali criteri in consiglio comunale;
c) pubblicazione della graduatoria degli aventi diritto da parte
dei tecnici e concessioni di termini per i
ricorsi;
d) esame dei ricorsi da parte degli organismi competenti;
e) approvazione in consiglio comunale della graduatoria definitiva;
f) erogazione dei contributi per la ricostruzione;
Non sostengo certo che sia l'unica procedura possibile, ma è stata
sicuramente democratica e trasparente.
A quanto mi risulta l'ultima "infornata" di
due anni fa è stata gestita in modo diverso, i rilievi che molti
cittadini fanno tutti li conoscono e molti li condividono, è possibile
leggere qualcosa anche in altri interventi di questa tribuna, per cui
voglio evitare di essere ripetitivo.
Mi auguro che, nonostante le apparenze, sia
stata rispettata la legge e che le somme disponibili siano presto
impegnate in modo da poter richiedere al più presto nuovi fondi. Sarebbe
mortificante ed avvilente per la nostra cittadina un "terremoto
giudiziario" che rischierebbe di bloccare tutto chissà per quanto tempo.
A proposito della crisi dell'area
industriale del Calaggio, l'attuale amministrazione ha stralciato i
piani di ampliamento dell'area stessa presentati dall'ultima giunta cui
Lei ha partecipato.
Ritiene che questa scelta possa essere fatale per un possibile sviluppo
dell'area?
L'area Calaggio è sempre stata in crisi, anche
quando sembrava che tutto andasse per il meglio, non dimentico che uno
dei primi problemi che trovammo nel 1988 fu la crisi della Mulat ,
gestita direttamente dall'organismo preposto della Presidenza del
Consiglio, attualmente mi sembra che nessuna soluzione sia stata trovata
nonostante i vari cambiamenti di gestione e l'intervento di vari
soggetti istituzionali.
Per quanto riguarda l'ampliamento, cioè la realizzazione del PIP,
risulta che la Regione Campania ha stanziato qualche mese fa circa 280
miliardi delle vecchie lire per la provincia di Avellino finanziando le
richieste di decine di comuni, ma Lacedonia è stata esclusa per motivi
che non ci è dato di sapere. Il Sindaco sostiene di aver presentato una
richiesta che non è stata accolta, ma sinceramente ho dubbi molto
fondati, mi auguro che anche su questo tema si ricominci a ragionare con
serenità cercando di recuperare le possibilità perdute.
Io farei il possibile per riprogrammare
l'intervento pure a costo di ripresentare il progetto anche in una zona
diversa da quella individuata in precedenza. E' chiaro che senza
disponibilità di suoli ad uso produttivo il paese si trova in una
situazione di immobilismo totale.
I Patti Territoriali, come stanno
evolvendo? Si stanno mantenendo le promesse fatte all'atto della loro
costituzione? Sono ancora la sola possibilità di sviluppo per le nostre
zone? In alternativa, quali altre?
Questa domanda ha una valenza generale ed una
di carattere locale, alla prima rispondo positivamente nonostante le
tante disfunzioni, perché l'idea di delegare la programmazione e la
gestione delle risorse ad un organismo espressione del territorio non
può fare altro che responsabilizzare positivamente i tecnici, gli
imprenditori e gli amministratori locali, e comunque anche a Lacedonia
qualche iniziativa tra molte difficoltà ha visto la luce in passato.
Esprimo forte perplessità per la indisponibilità di suoli in area PIP
che impedisce di fatto il sorgere di nuove iniziative.
Per quanto riguarda il resto ho smesso di
illudermi da un bel po' e credo che l'alternativa sia soprattutto nella
capacità dei nostri concittadini di cambiare mentalità, gli strumenti
legislativi si sono un po' ridotti rispetto al passato ma tuttora non
mancano, mi sia consentito di risparmiarle la solita tiritera di chi
vuole sembrare un intenditore ripetendo pappagallescamente il solito
caleidoscopio di acronimi noti a tutti.
Come vede il futuro di Lacedonia?
Una domanda secca che mi costringe ad una
analisi impietosa della dura realtà.
Provo ad essere sintetico nella diagnosi e
nella prognosi, anche se non è facile. Purtroppo Lacedonia non è
riuscita ad uscire dalla logica della monocultura del grano e dalla
mentalità del lavoro dipendente. Pochi imprenditori sono nati e non sono
neppure sostenuti dalle istituzioni locali. Il pubblico impiego ormai
non offre che scarse possibilità. La politica locale si è isterilita nei
personalismi.
Come si esce da tutto questo prima che anche
gli ultimi giovani rimasti prendano la via dell'emigrazione?
Provo ad esprimere qualche considerazione.
Sarebbe necessario creare un "sistema paese" che abbia come priorità la
valorizzazione di tutto ciò che può concorrere allo sviluppo delle
risorse locali, da quelle agricole, ambientali e territoriali alle
risorse umane, che sono il patrimonio più importante di una comunità.
Ciò si ottiene facendo ognuno la propria parte nella distinzione però
dei compiti e dei ruoli, senza confusione e senza compromessi. A
cominciare dalla più importante istituzione, il Comune. Chi lo governa
ha l'ingrato compito di decidere per gli altri ed ha il diritto-dovere
di farlo seguendo le proprie convinzioni ma senza sottrarsi al
confronto, senza abusare del potere pubblico e senza neppure dare
l'impressione di farlo. Deve agire in positivo, collaborando con tutti,
senza prevenzioni nei confronti di nessun cittadino e senza
drammatizzare le critiche. Le forze politiche locali hanno il dovere di
"pensare" immaginando il futuro ed indirizzando l'attenzione dei
cittadini verso circuiti virtuosi, facendo opera di informazione e
promuovendo il confronto, non pettegolezzi e personalismi. Anche una
forte contrapposizione serena ma senza compromessi può essere un
elemento di positività in un momento di totale immobilismo. Ovviamente
non si può fare a meno di chiarezza e verità. Gli operatori economici
devono sapere di trovare interlocutori attenti e disponibili ed
interessati alla promozione di idee produttive. I cittadini devono fare
la loro parte senza chiedere scorciatoie ma anche senza cedere sui loro
diritti e sul rispetto dei principi. Solo in tal modo, a mio avviso, si
rasserena l'ambiente all'interno e si conquista all'esterno il rispetto
delle istituzioni sovracomunali.
Esistono queste condizioni attualmente a
Lacedonia in tutto o in parte?
La risposta a chi è interessato a riflettere ed a vivere la vita della
nostra cittadina in maniera attenta e consapevole. In passato le
amministrazioni di cui ho fatto parte hanno sempre mostrato sensibilità
verso le forze produttive locali, a cui furono affidati vari servizi
comunali privatizzati, coniugando contenimenti di spesa con efficienza
di gestione. Le imprese locali dovrebbero essere coinvolte come soggetti
attivi, con lo strumento delle società miste o in altra forma,
nell'ampliamento dei servizi e nella ricerca delle risorse, per fare in
modo che gli utili derivati possano fornire benefici al territorio.
Altra strada da seguire, peraltro già tentata, è quella di incoraggiare
gli insediamenti artigianali attraverso incentivi che prevedano anche la
costruzione di capannoni da affidare ad artigiani del posto. Inoltre è
importantissimo valorizzare a fini turistici il nostro patrimonio
immobiliare acquisito recentemente ai beni comunali. Ciò che più conta
è, infine, essere sempre attenti e pronti a cogliere le opportunità
offerte dai tempi attuali attraverso la partecipazione attiva da
protagonista a tutte le iniziative che le realtà sovracomunali
propongono in stretto collegamento con esse. Sarebbe interessante su
questi argomenti di natura programmatica-occupazionale un "forum"
specifico che consentisse di allargare il discorso e di uscire dalla
genericità.
In conclusione esprimo forte apprezzamento per la vostra iniziativa di
far dialogare, sia pure indirettamente, coloro che maggiormente si
interessano della comunità e mi auguro che vi possa essere un giro
successivo in cui altri cittadini possano esprimere le loro opinioni ed
eventualmente porre ulteriori quesiti.
Grazie
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