mercoledì 4- X-2006 |
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IL DISAGIO SOCIALE IN IRPINIA Il segretario provinciale di Rifondazione comunista, Gennaro M. Imbriano, ha pubblicato un duro intervento per sensibilizzare le coscienze di tutti sulla questione del "disagio giovanile", che in realtà è una formula errata e fuorviante, in quanto il disagio non è legato ad una condizione "meramente anagrafica". Pertanto, è più corretto parlare di "disagio sociale", benché investa soprattutto le "categorie" dei giovani e degli anziani, ossia le fasce più deboli, fragili e vulnerabili della nostra società , essendo più esposte alle difficoltà e alle avversità , anzitutto materiali, che la realtà quotidiana oppone ed impone senza offrire alcuna speranza di "salvezza" o di superamento: "l'assenza di lavoro, lo spettro dell'emigrazione, il ricatto delle clientele, la precarietà di un contratto o più in generale della propria stessa vita" (cito testualmente le parole di Gennaro M. Imbriano). Con queste righe io intendo avallare pienamente e rafforzare, se possibile, la lodevole iniziativa del segretario provinciale del PRC. In modo particolare mi interessa promuovere e sostenere la coraggiosa posizione politica di Gennaro M. Imbriano contro l'ipocrisia, l'indifferenza, l'impotenza, l'inefficienza, lo strabismo delle istituzioni locali, apatiche ed incapaci di interrogarsi seriamente per cogliere le cause reali del "fenomeno", ossia le ragioni di questa diffusa disperazione di tipo esistenziale. Cause che sono sotto gli occhi di tutti e coincidono soprattutto con uno stato di emarginazione, di solitudine e di precarizzazione crescente che investe soprattutto i giovani, ma non solo i giovani. Infatti, nelle nostre zone sono tanti i disoccupati che hanno oltre 30 anni, se non oltre 40 anni, oppure tanti - e destinati ad aumentare, purtroppo - sono i lavoratori già "anziani" che si trovano senza lavoro e senza speranza dopo un licenziamento improvviso e inatteso. Gennaro M. Imbriano riporta un dato davvero impressionante ed allarmante, che dovrebbe scuotere le coscienze intorpidite di ciascuno di noi : dall'inizio del 2006 ad oggi, il numero dei suicidi in provincia di Avellino è salito a 31! Questa cifra è davvero sconvolgente ed inquietante, e non può non turbare la nostra sensibilità , ma soprattutto dovrebbe indurre a fare qualcosa tutti coloro che sono deputati a livello politico-istituzionale per rispondere a drammatiche "emergenze" sociali come quella dei suicidi. Ebbene, qual è la "risposta" delle istituzioni politiche locali? Semplice: il ricorso sistematico ed imbelle alle forze dell'ordine, all'inasprimento dei controlli e dei posti di blocco, alla repressione poliziesca, come se questi sistemi autoritari potessero rimediare efficacemente al malessere diffuso e dilagante nelle nostre comunità , che trae origine da altre "emergenze" e da altre problematiche sociali che ancora non hanno trovato una soluzione adeguata e razionale: la disoccupazione, la nuova emigrazione, la crescente precarizzazione delle condizioni di lavoro e di vita, l'assenza di diritti, di tutele, di speranze per i tanti giovani, e meno giovani, dell'Irpinia. Con amarezza, Lucio Garofalo |
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