Lacedonianews Archivio Anno 2006


IL CARBONCHIO: UN FANTASMA RICOMPARSO.

                                                                                                                                               a cura del  DR  A.BONAVENTURA

La prospettiva di una guerra biologica che utilizzi carbonchio, realistica o no, è comunque agghiacciante.

Il carbonchio rientra nella Categoria A (alta priorità) della Critical Agent List del Center for Disease Control dove sono inclusi i microrganismi facilmente disseminabili, responsabili di una mortalità alta e di gravi conseguenze sanitarie e capaci altresì di indurre gravi reazioni di panico per cui è necessario affrontarli con specifici interventi preventivi di sanità  pubblica.

Tra le armi biologiche l'antrace e quella più  pericolosa perché di semplice preparazione, di lunga durata, e facilmente disseminabile attraverso vari canali (v.quello postale).

Una quantità di 50 Kg di spore di antrace,diffusa su una popolazione di 5 milioni di persone può causare 250.000 casi di malattia. Il BACILLUS ANTHRACIS (dal greco antrax, carbone, per il colore della lesione cutanea) è un batterio gram positivo. Risiede nel terreno in forma di endospore resistenti a diversi agenti chimici e fisici. Le endospore (forme che originano dal corpo batterico in condizioni di vita sfavorevole) possono rimanere inattive per decenni.

La malattia naturale nell'uomo è rara.; le forme cliniche conosciute sono tre:

la forma cutanea è la più frequente ed è quella che ha caratterizzato la maggior parte degli ultimi attacchi terroristici.

Tende a risolversi spontaneamente e solo nel 10-15% dei casi evolve nella forma sistemica;

la forma da ingestione ha una mortalita alta (80-90%) ed interessa in modo massivo l'apparato gastro intestinale;

la forma polmonare detta "antrace polmonare" è determinata da inalazione di spore ed è la forma più probabile di un ipotetico scenario bioterroristico.

L'incubazione è di solito intorno ai dieci giorni ma è possibile anche un massimo di tre, quattro settimane dall'esposizione. La conferma diagnostica al sospetto clinico è basato su un test sierologico di riscontro di anticorpi specifici.

Esiste, ma non in Italia, un vaccino ad uso umano vivo e attenuato. E’ riservato, al momento, a lavoratori dell'industria zootecnica in aree endemiche, a tecnici di laboratorio, a militari impegnati in operazioni a rischio.

Il trattamento vaccinale è efficace soltanto se effettuato almeno 18 mesi prima dell'esposizione al contagio.

Esiste un protocollo terapeutico a base di antibiotici specifici (ciprofloxacina e doxiciclina) da utilizzare sia in fase curativa che preventiva con modalità differenziate.


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