| Questo bellissimo casone rurale, realizzato in muratura di pietra locale, si trova in contrada Montevaccaro nel territorio di Lacedonia, visibile, sulla sinistra, poco prima di arrivare al casello di Lacedonia venendo da Bari, in una zona un tempo coperta da fitte boscaglie, oggi proprietà dei Sig. Giannetti. Entrando si accede subito in un unico grande locale con il camino per la lavorazione del latte. Nella torre a destra della facciata principale è presente una scala a chiocciola: le altre tre al secondo livello presentano delle feritoie: il sottotetto fungeva anche da colombaia. Le costruzioni che si trovano sulla destra del casone erano utilizzate come stalle. Sono anch'esse in muratura, si sviluppano su un solo livello e conservano i portali in pietra e le coperture |
| a volta. Circa centoquaranta anni fa era un vero e proprio fortino per la difesa contro i briganti che nell'Alta Irpinia e nel Melfese trovarono il territorio più sicuro e congeniale alle loro azioni. In queste terre operarono briganti spregiudicati e spietati, quali Petrozzi, Marciano Lapio, Caruso, Sacchitiello, Crocco e Nino Nanco. L'11 Settembre del 1862, con le loro bande, nella masseria Monterosso, tra Lacedonia e Carbonara (oggi Aquilonia), trucidarono 25 bersaglieri del 20° battaglione piemontese di stanza a Lacedonia, comandati dal sotto tenente Pizzi. Tuttavia, benchè si trattasse di briganti feroci e sanguinari, la gente del luogo li ricordava con nostalgia popolare, tanto è vero che, dopo la morte di Ninco Nanco facilmente si sentiva canticchire una patetica canzoncina che ripeteva: Ninghe Nanghe, pecchè si muort. Pane e vino nun t'è mancat. La nzalat stia all'uorte. Ninghe Nanghe, pecchè si muort. |