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estratti dal libro

"Ng' era na 'ota Cirogna

di Antonio Vigorita

-1-  Vuo' vénc(e) la uèrr nu la fa  si traduce: se vuoi vincere la guerra non farla. La guerra, infatti, è vinta solo da chi non ricorre ad essa per dirimere una controversia. In ogni caso, anche chi dice di aver vinto una guerra ha subito perdite umane e materiali, ha pagato un alto prezzo in distruzioni e morti. Chi non vuoi correre rischi non deve stra­fare: deve usare la ragione e la prudenza.  


-2-  A lu tàur(o) furiùs(o) lu Patratern raj(e) r còrn cort.   si traduce: Al toro furioso il Padreterno dà le corna corte, affinché non possa approfittare della lunghezza delle sue corna per dare sfogo alla sua innata aggressi vità. Analogamente, certi individui, malvagi e spietati per loro perversa natura, non hanno la forza e l'intelligenza necessarie per portare a termine le loro imprese criminose, non sempre possono attuare i loro disegni delittuosi.


-3-   Quéddhr ca s' us(a) nunn'è na bona scus(a) si traduce: "Ciò che tutti o altri fanno, non è una buona scusa"  Siccome le abitudini diventano, in qualche modo, come una seconda natura è Opportuno cercare di non crearsene di cattive. Virtù e vizi non sono altro, infatti, che il prodotto di atti ripetuti. Questo è il senso dell'aforisma dialettale che così sentenzia:  per discolparsi. Dire "Ormai così si usa" oppure "Ma lo fanno tutti" non è una giustificazione per trasgredire la legge. Se l'uomo non sempre e in tutto può essere considerato responsabile di ciò che l'usanza Io trascina a fare, lo è degli atti con i quali, a poco a poco si è creato l'abi­tudine.  


-4- Chi arròbb poc(o) vaj(e) 'ngalèr(a), chi arròbb assaj fac(e) carriér(a) si traduce: "Chi ruba poco va in galera, chi ruba molto fa carriera"    Sembra un paradosso, sarà o apparirà contrario al comune giudi­zio, tuttavia il verdetto esiste ed è questo:  è un luogo comune troppo gene­ralizzato; d'accordo. Però spesso, molto spesso, in una società dove vige la legge del più forte, ad essere penalizzati più facilmente sono i più de­boli, i più indifesi, coloro che non hanno "peso". Mentre i pesci piccoli si lasciano catturare perché non sanno evitare di incappare nella rete, i pesci grandi trovano più facilmente il modo di sfuggire alla cattura.  


-5-  Ru pan(e) senza suror(e) nun tèn(e) nisciun(o) sapor(e).   si traduce: "il pane (guadagnato) senza sudore non ha alcun sapore". Infatti il pane più saporito, quello che si apprezza di più, è senz'altro il pane gua­dagnato col proprio lavoro.  


-6-  P fa' ru pan(e) buon(o) 'ng(i) òl(e) la farina bòn(a) si traduce: "per con­fezionare il pane buono ci vuole la farina buona". Il significato dell'afo­risma è semplice: per "fare" bene una cosa bisogna "saperla fare". Si dice che un vestito è buono solo se è buona la stoffa che è stata usata per con­fezionarlo. Per fare bene certe azioni non basta la volontà se questa non è accompagnata da capacità e competenza. Le buone intenzioni non sono sufficienti per giustificare le nostre opere: ci vuole senno nell'iniziarle, nel continuarle, nel portarle a compimento; ci vuole quel senso pratico, figlio dell'esperienza, che tanto giova nel cammino dela vita e ci conduce al nostro fine, passo passo.  


-7- Val(e) chiù lu fum(o) r la casa mia ca l'arrust r l'àut(i)". si traduce:: 

"Vale più il fumo di casa mia che l'arrosto degli altri".  


8)  "Chi corr appriéss a lu ruosp car(e) int a lu fuoss" si traduce: "Chi corre dietro al rospo cade nel fosso". Colui il quale vuole inseguire una impresa difficile, come quella di voler catturare un rospo, non si il­luda che tutto gli vada per il verso giusto né si stupisca se dovesse incap -pare in un incidente di percorso.  


-9-  Chi vaj(e) truànn n'amic(o) senza rfiett rèst sèmp senz'amic(i)" si traduce: Chi va trovando (cerca) un amico senza difetti resta sempre senza amici. Si sa che la perfezione non è di questo mondo, per cui è vano sperare di poter trovare un amico che non abbia almeno un difetto, pic -colo o grande che sia, fisico o morale, di carattere o di comportamento. Infatti, pur essendo un sentimento affettuoso e talvolta quasi fraterno fra due persone, raramente l'amicizia è assolutamente salda, schietta, pro­fonda, imperitura.  


-10- S' spàrt'n' lu suonn" si traduce: Si dividono il sonno. Quelle persone che, d'amore e d'accordo, vivono l'una per l'altra senza farsi sedurre dall'inte­resse e sono legate da una concordia di pensieri e di volontà tali che sa­rebbero capaci di spingere il loro amore scambievole fino a dividersi il sonno.  


-11-  E' mègl(io) n'amic(o) viécch(io) ca duj(e) nuov(i) si traduce: E' meglio (avere) un amico vecchio (di vecchia data) che due nuovi. Un amico la cui amicizia dura da molto, più o meno, è di provata e consoli­data fedeltà, e ci si può fidare. Degli amici di nuovo conio, non avendone ancora collaudato la sincerità, non ci si può fidare ciecamente: potrebbero deluderci.  


-12- Cu na bòna cumpagnua è già fatt mezza via"   si traduce: "Con una buona compagnia si è già percorso metà del cammino". La buona compagnia dà sicurezza e voglia di andare avanti.  


-13-  Jérm sòr(e) e frat(e) quann mangiamm ru pan(e) r tata" si traduce: "Eravamo sorella e fratello quando mangiavamo il pane di nostro padre". E' un'antifona rivolta agli amici occasionali, a quelli che si profes­sano tali solo quando possono sfruttare un rapporto che, alla prova dei fatti, è basato solo sull'opportunismo. L'amicizia è ben altra cosa; è quel sentimento affettuoso, talora fraterno, che si stabilisce fra due persone disinteressatamente ed in maniera durevole. L'amicizia, quella vera, è un vincolo che prescinde da interessi e compromessi, e deve durare per tutta la vita, sempre ed in ogni circostanza.  


-14-     "Ranant t'allisc(ia) e r'addrèt(o) t trarisc(e)". E' l'ipocrita che "davanti ti liscia (accarezza) e da dietro (alle spalle) ti tradisce". Sempre vero quello che lasciò detto e scritto Duprè: l'elogio è come un profumo .

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Ultimo aggiornamento: 13-12-06