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SCIOPERO ALLA ROVESCIA

Lacedonia:19 settembre 1979

 
 

Già nel mese di maggio per due volte consecutive una cinquantina di donne braccianti insieme ai dirigenti della Federbraccianti e al segretario della sezione del PCI avevano occupato simbolicamente la sede del comune di Lacedonia per rivendicare  programmi di investimento nel settore forestale.

 

La protesta fu portata a livello di comunità montana Alta Irpinia ove si rappresentò la necessità di predisporre a partire dall'anno in corso interventi organici per il recupero produttivo del vasto demanio pubblico.

A questa rivendicazione si era accoppiato un diffuso malcontento per la condizione di sfruttamento e di sottosalario cui erano sotto poste la maggior parte delle braccianti di Lacedonia, ogni anno costrette per procurarsi un reddito e una tutela previdenziale a spostarsi nel comune di Melfi in provincia di Potenza a circa 50 Km. (35 Km)

Dopo alcuni incontri la comunità montana accettava di assumere n. 69 braccianti di Lacedonia. Questo provvedimento rappresentava un primo importante risultato.

Ma, dopo una media di circa 35 giorni di lavoro, il presidente della comunità montana a causa dell'esaurimento dei fondi previsti in perizia sospendeva tutte le lavoratrici a tempo indeterminato. Immediata scattò la reazione delle operaie e del sindacato per un  provvedimento che, nell'ambito dei dipendenti della comunità montana Alta Irpinia, colpirebbe solo le operaie

forestali di Lacedonia. Non avendo avuto dalla comunità montana alcuna garanzia concreta per la continuità del lavoro la Federbraccianti-CGIL insieme alle lavoratrici decidevano di attuare a partire dal 19 settembre lo sciopero alla rovescia nei cantieri di rimboschimento in località Mezzane e Concinto Fontana.  Il lavoro abusivo durò fino al 15 ottobre con il raggiungimento per ciascuna bracciante delle 51 giornate di lavoro. La mobilitazione attiva e combattiva delle donne e l'incalzante iniziativa delle forze di sinistra e in particolare del PCI determinarono l'impegno della comunità montana Alta Irpinia a chiedere alla Regione Campania altri 25 milioni ai fini del completamento delle 51 giornate. Qualora vi fosse stato da parte della Regione e dell'assessorato agricoltura un diniego dello stanziamento straordinario, la comunità montana Alta Irpinia assumeva l'impegno di reperire i fondi necessari dal proprio bilancio.

Nelle settimane successive il consiglio della comunità montana riconoscerà le altre giornate svolte abusivamente e provvederà anche al loro pagamento.


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Ultimo aggiornamento: 13-12-06