Questa via dall'apparenza così modesta e con poche case è certamente la più antica di Lacedonia e la più ricca di storia patria. Nel 212 A.C. era qui accampato Gneo Fulvio «detto Centumalo» Proconsole Romano, con la speranza di riavere questa città fortificata, che si era ribellata ai Romani, parteggiando per Annibale vittorioso a Canne. Appena Annibale ne fu informato, accorse con le sue schiere che presentò subito in ordine di combattimento. | |
Inoltre, Annibale fece troncare il capo a quei notabili che segretamente avevano parteggiato per Roma. E il luogo dove questi furono decapitati si chiamò «caedes», oggi «tagliata », ed era il foro della città. I Romani, sorpresi dall'arrivo improvviso dei Cartaginesi, combatterono valorosamente, ma in disordine e furono sconfitti, lasciando sul campo 13 mila morti. Lo stesso Gneo Fulvio o ed altri 11 tribuni caddero uccisi. Avendo poi Annibale appreso che la città aveva in precedenza cercato di trattare con Roma, e temendo che, dopo la sua partenza, non fosse rimasta a lui fedele, ne ordinò l'evacuazione. Dispose il trasferimento degli Aquiloniesi «qui aggregatisi agli Erdoniesi dopo la distruzione della loro città ad opera dei Romani» a Metaponto e degli Erdoniesi a Turi, e poi fece incendiare la città che rimase disabitata, e che mai più potette riprendere l'antico splendore. |