Il Pozzo di S. Gerardo, in origine, era collocato al centro di un chiostro adiacente la Cattedrale di Lacedonia (AV). Nell'iconografia popolare il chiostro veniva rappresentato come un'ampia corte a due ordini, ma in realtà, si trattava certamente di uno spazio esterno di dimensioni più esigue di pertinenza della Curia Vescovile. Il Pozzo, presumibilmente risalente alla fine del XVI sec. Prima dell'intervento di recupero era costretto in uno spazio di risulta angusto ed a cielo aperto, compreso tra il corpo di fabbrica della Cattedrale stessa e quello dell'Episcopio; esso, rimaneggiato presumibilmente dopo i terremoti del 1910 e del 1930, risultava parzialmente incorporato nello spessore della muratura perimetrale dell'Episcopio, tanto da presentare caratteristiche geometriche, e finiture certamente diverse da quelle originarie. L'intervento, segnalato da Mons. Salvatore Bardaro, finanziato dal Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali, è stato progettato dall'Arch. Sergio Rosanova su incarico della Soprintendenza ai BB. AA. AA. AA. SS. di Salerno e Avellino, diretta dall'Arch. A. Mario De Cunzo. I lavori sono stati eseguiti dall'Impresa Pedata Carlino - Melito (NA), e diretti dal Progettista che si è avvalso della Consulenza della dott.ssa Patrizia Nicoletti, dell'Arch. Guido Gullo, dell'Ing. Antonio Lombardi, funzionari della citata Soprintendenza. Il progetto ha puntato essenzialmente al recupero dell'immagine originaria del Pozzo ed a un tempo alla sistemazione dei locali immediatamente adiacenti siti al piano terra dell'Episcopio onde allestire locali atti alla raccolta ed alla esposizione di reperti di interesse storico ed artistico legati alla storia architettonica della Cattedrale, ed a quella archeologica di Lacedonia, realizzando così un piccolo Museo. L'ambito di intervento ha interessato un lungo asse alle cui estremità due terminali d'ingresso ne delimitano longitudinalmente lo spazio; lungo quest'asse, in prossimità del Pozzo, una porta consentiva l'accesso ad un più ampio spazio irregolare a cielo aperto. Con l'inizio dei lavori si è provveduto, in primo luogo, a connettere in maniera più immediata gli spazi appena descritti, realizzando, nel diaframma murario che li divideva, tre ampi varchi a tutta altezza; il Pozzo, posto in asse ad uno di essi, è tornato così ad essere libero da qualsiasi sovrastruttura riproponendo, concettualmente e fisicamente, la propria immagine come fulcro dell'antico chiostro, anche se con geometrie necessariamente nuove. È stato possibile disporre così di un unico ambiente alto in parte quanto il piano terra, ed in parte quanto tutto il corpo di fabbrica dell'Episcopio. Quest'ultimo ambito, una volta a cielo aperto, è stato coperto con lucernario realizzato su di una struttura metallica sorretta da quattro pilastri a sezione circolare. In questo spazio di maggior respiro due ampie logge, ubicate al primo piano, ottogonali tra loro e prospicienti l'area coperta a vetro, riconfigurano l'idea del secondo ordine dell'antico chiostro. L'ingresso a fronte strada è costituito da un atrio coperto con una volta a botte ribassata; da tale vestibolo si accede all'arca espositiva. Quest'ultima, lungo il proprio asse longitudinale, è stata scandita da coppie di lesene che, ritmando serratamente lo spazio, precludono alla più ampia area circostante il Pozzo. Il "chiostro" semplicemente intonacato nella parte superiore è arricchito nella palle inferiore da una zoccolatura in pietra calcarea sormontata da una modanatura continua che guarnisce l'intero perimetro. In tale contesto emergono per dimensione e per finitura i due pilastri ricavati dai tagli effettuati nella muratura perimetrale per la creazione dei tre varchi già citati. La pavimentazione in lastre squadrate di porfido pone in evidenza l'intorno del Pozzo pavimentato secondo un disegno a raggiera in pietra calcarea. Il Pozzo risulta così evidenziato sia in senso orizzontale che verticale in quanto in asse al primo dei varchi descritti. Infine, ad arricchire il severo spazio sin qui definito, una serie di piastre metalliche semicircolari collocate, secondo una disposizione ben precisa, lungo le pareti perimetrali a M. 2,20 dal calpestip, offrono, ad un tempo, la possibilità di sospendere a muro ed illuminare singolarmente i reperti esposti. Nel corso dei lavori di recupero delle parti strutturali del Pozzo stesso, sono venuti alla luce soltanto alcuni degli elementi lapidei originari. Pertanto, la riconfigurazione è stata eseguita secondo uno schema semplice che intende ridisegnare soltanto l'immagine del Pozzo tradizionale, senza voler suggerire riproposizioni "in stile", anche perché non esiste una documentazione che ne comprovi l'originaria configurazione. È stato comunque possibile collocare, nella maniera più opportuna, gli elementi lapidei di recupero che costituiscono la testimonianza storica dell'antico Pozzo. Arch. Sergio Rosanova 
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