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La partita parlata

di Luigi Ferrante

 
 

Credo che possa essere simpaticamente ricordata la caratteristica di Franco Pasciuti e Lidio Petito detto Lidiuccio.

Essi hanno un modo del tutto personale di giocare la partita: mentre giocano, parlano.

Franco ha l’esigenza di guidare, di accompagnare e di ammaestrare il gioco dei compagni; detta ad alta voce le soluzioni , indica dove deve andare la palla, chiama la difesa alta, ammonisce gli attaccanti a retrocedere e così via. Non vi è assolutamente né presunzione né tantomeno tracotanza in questo suo modo di giocare e se gli è stato mosso qualche rimprovero tutto è avvenuto simpaticamente, e  a dire il vero, molto spesso, offre le soluzioni giuste.

Vorrei solo ricordare, anche su suggerimento altrui, Franchino Graniero, il cosigliere, bersaglio preferito di Franco.

Originale e stravagante la caratteristica di Lidiuccio.

Mentre gioca fa la cronaca della partita, anzi una radiocronaca.

Questa sua  particolarità ha probabilmente un significato complesso e farebbe la gioia di qualche studioso di psicoanalisi.

Scambia i compagni di squadra con giocatori professionisti, a volte poco conosciuti e  dai nomi spesso bizzarri, e racconta le fasi della gara a voce alta come se fosse un radiocronista. Tutti sanno di questa sua singolarità e partecipano divertiti al racconto “live”, ma gli avversari spesso ne sono rimasti  sorpresi.

Due episodi:

 1. A Flumeri, una partita di un torneo estivo; Lidiuccio subì un infortunio serio che lo costrinse poi a portare una protezione di gesso per alcuni mesi. Era a terra dolorante e continuava la cronaca della partita; credo che in quella occasione si immedesimò in Roccotelli, un calciatore di sarie A, e il campo di Flumeri era lo stadio Sant’Elia di Cagliari. A terra, lamentandosi per il dolore, tra gli sguardi spauriti dei compagni, disse:

“ Intravediamo il calciatore Roccotelli, costretto a lasciare il terreno verde a causa di un infoutunio; speriamo  che non sia   nulla di grave!"

  2. Un secondo episodio durante una partita tra due squadre di un torneo interno di Lacedonia. A Lidiuccio fu chiesto di arbitrare una gara tra due squadre opposte da una rivalità non solo sportiva ma anche di appartenenza ad un quartiere del paese; tuttavia queste partite si giocavano senza l’ufficialità e la formalità di alcune  norme: i giocatori a volte non vestivano la stessa maglia, il campo non era segnato e così via. Per tutti era importante il gioco e vincere  i rivali del quartiere. Ma non per l’arbitro Lidiuccio, che pretese l’entrata in campo ufficiale delle squadre, il saluto allo scarso pubblico presente ed il rigoroso rispetto delle più comuni regole di gioco. Ad un certo punto, un calciatore che preferiva giocare a torso nudo,  veloce ala destra dalla tecnica brasiliana che, detto  in confidenza, avrebbe meritato maggior fortuna, commise un fallo piuttosto grave; stava aiutando l’avversario ad alzarsi quando come un fulmine arrivò il direttore di gara che tra lo stupore  di tutti disse per ben due volte:

“ Si giri, si giri; devo prendere il numero per ammonirla”.

 
 

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Ultimo aggiornamento: 13-12-06