I campionati di prima categoria che abbiamo disputato si sono svolti nelle province di Salerno, Napoli, Benevento e, sconfinando fuori regione, di Campobasso e Isernia. Noi giocatori di Lacedonia abbiamo sempre preferito il girone di Salerno – Napoli per vari motivi:si arrivava prima, il tempo di solito era migliore e per noi si andava in città. Alla federazione campana il nostro paese veniva un po’ palleggiato in quanto non era comodo né per le squadre del girone Benevento-Campobasso, né per le squadre del girone Salerno-Napoli; per tutte le squadre di queste province, venire a giocare a Lacedonia voleva dire sottoporsi ad una lunga trasferta. Pertanto in Federazione si scelse la linea dell’alternanza, un anno con il caldo e la “modernità” (Salerno) e un anno con il freddo e la “vetustà” (Benevento-Campobasso). Era l’anno freddo e francamente non ricordo contro quale squadra dovevamo giocare; forse era Aurora Ururi, forse San Bartolomeo, non ha molta importanza: di certo era molto lontano e quindi partimmo al mattimo per mangiare lungo la strada, vuoi che non si trovi un ristorante? L’autista quel giorno era il Signor Angelo Megliola, meglio conosciuto sotto un altro nome. Era il nostro autista preferito, sicuro, divertente e gustoso. Bene, erano circa le 11,30 ed eravamo nei pressi del paese dove si giocava; avevamo da tempo lasciato la superstrada Benevento-Campobasso e ci arrampicavamo su strade impervie con infinite curve in salita ed altrettante in discesa; si passava per qualcosa che sembrava un centro abitato che scompariva dopo la successiva curva, percorrendo chilometri che sembravano infiniti prima di trovare un altro paese o qualcosa di simile e domandando fiduciosi alle poche persone di un ristorante che invece non trovavamo. Ed allora ci rimandavano indietro verso il paese appena passato dove, dopo tutte le solite curve ci spedivano in un posto diverso ma sempre per quella strada che sembrava una vero e proprio serpentone. Appena si vedeva il paese subito la domanda: Dov’è un ristorante? Erano le 12,30 e di ristoranti nemmeno l’ombra. Prendo spunto da questo episodio solo per parlare di un compagno di squadra che tutti conoscono: Peppe Pignatiello. Ora, senza descrivere le caratteristiche di gioco di Peppeniello (ha debuttato a 14 anni in prima squadra a Lioni; quel giorno Leonardo fece un gol che chi ha visto non ha dimenticato), un aspetto particolare merita il carattere; perde facilmente il controllo e va in escandescenza. Cosicché curva dopo curva, paese dopo paese, all’incirca verso le 13,00, l’esplosione: Basta, fatemi scendere, non ce la faccio più. Lasciatemi su quel muretto, se vi ricordate mi prenderete al ritorno. Qui, io mi fermo. E così l’autista con nome più famoso, fu costretto a fermarsi perché Peppe veramente era sfinito. Mangiammo credo pochi panini trovati con difficoltà in un piccolo centro di poche case, calmammo Peppe e andammo a giocare. Il risultato...non me lo ricordo.
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