di Luigi Ferrante Arturo era il nostro massaggiatore. Era siciliano ed entrava negli spogliatoi con il suo carico di pomate, bende, fasce, oli e quanto altro poteva procurarsi con lo scarso budget di spesa sanitaria che la squadra poteva permettersi. Era discreto, poco loquace e ci dava dei consigli solo se gli ponevamo dei problemi. Ci prendeva l’alcool canforato, che usavamo per riscaldare i muscoli e per avere un effimero calore alle gambe; successivamente l’olio canforato, più efficace e ammorbante, ma che preferivamo perché ci lasciava con le gambe lucide. Di corporatura piuttosto esile e dall’incedere stanco, aveva il volto scavato e lo sguardo perso nel vuoto, apparentemente assente e poco interessato alla partecipazione della gara; in realtà ogni qual volta gli si chiedeva qualcosa non era mai impreparato. Una sua passione era il gioco: totocalcio, quello più diffuso, ma anche il lotto e le scommesse in genere; quando ascoltava gli altri che davano i pronostici delle partite in schedina interveniva con autorevolezza quando sentiva delle previsioni azzardate. Credo che sia stato competente e fortunato e che abbia anche vinto delle discrete somme; nulla di incredibilmente grande, ma di tanto in tanto si sentiva di una sua vincita. La gente si rivolgeva a lui anche per dei piccoli problemi traumatici, distorsioni, slogature ecc. e viveva con una piccola pensione. Da buon siciliano, quando faceva freddo, qualche volta, arrivava negli spogliatoi con delle arance che ci offriva alla fine dell’allenamento; anche quel gesto che ci sembrava casuale e inatteso rispecchiava il carattere pensieroso e taciturno di Arturo. A dire il vero ci accorgemmo subito che le arance più grosse capitavano sempre allo stesso giocatore.
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