Serino - Lacedonia 1-1 |
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LACEDONIA, UN PARI “GIOVANE”Una squadra imbottita di ragazzini strappa un punto ad un avversario con ben altre motivazioni. di Domenico Bonaventura Gli uomini contati. Panchina corta, cortissima, tipo quella della mitica Longobarda di Oronzo Canà. Un sol’uomo (Giovanni Pignatiello) a far compagnia a mister e massaggiatore. Il resto della truppa, in campo. Non si poteva chiedere di più ad una squadra tutto sommato inesperta, piena zeppa di giovanissimi. Bisogna infatti far fronte a numerosi infortuni (Clemente, Palladino, N. Bonaventura) ed indisponibilità (Damiano, L. Megliola e M. Di Conza). Quest’emergenza porta mister Caggiano a far affidamento sulla “nuovissima guardia”. La formazione, con il ritorno di Angelo Palladino tra i pali, è la seguente: in difesa, da destra, Leone, Senese, I. Di Conza e Di Stefano; centrocampo con Quaglia, Quatrale, D. Bonaventura e M. Megliola; L. Cuozzo e Sciretta formano il reparto avanzato. La partita è da subito equilibrata, con il gioco che spesso ristagna a centrocampo. Sulla sinistra le maggiori sofferenze, dal momento che Megliola non rispetta il suo ruolo: anziché partire da centrocampo, fa la punta aggiunta, rinunciando a ripiegare. Con due conseguenze: pesta i piedi a Sciretta, costretto a tornare quasi in difesa per avere qualche pallone giocabile, e lascia Di Stefano in inferiorità. E’ da lì, inevitabilmente, che nasce l’azione del vantaggio dei padroni di casa (20’): cross dalla destra -appunto- e colpo di testa del n.10 che, in anticipo sia su Senese sia su Di Conza, indirizza la sfera all’angolo opposto. Da qui, poche emozioni, eccezion fatta per un paio di calci d’angolo che ci fanno soffrire non poco, e per una traversa colpita durante una mischia in area. Di movimenti, soprattutto là davanti, nemmeno l’ombra, anche se è da sottolineare la prova di Cuozzo, che combatte su ogni pallone, soprattutto nel primo tempo. I padroni di casa si chiudono bene, e cercano poi di ripartire in contropiede, senza mai, però, portare seri pericoli alla nostra area. Ad un minuto dalla fine, l’arbitro fischia un calcio di punizione dalla trequarti per noi. Alla battuta Sciretta, che pesca Senese, appostato sul secondo palo: il suo colpo di testa è vincente, e ci dà l’1 a 1 che chiude la partita. Un po’ nervosamente, in verità. Perché i giocatori di casa, furiosi, ci accusano di non aver agevolato la loro corsa-salvezza. Si tolgono la maglietta e si piazzano davanti all’ingresso degli spogliatoi, e noi lì a spiegare che non abbiamo intenzione di regalare niente a nessuno. L’intervento del capitano, che addirittura deve ricorrere alle maniere forti con alcuni suoi compagni di squadra, ci evita il peggio. D’altra parte, non avremmo mai fatto duecento chilometri sapendo di dover andare a perdere. A quel punto, sarebbe stato meglio restarcene a casa, no? IL MIGLIORE IN CAMPO. E’ Nicola Senese, giovane tutto cuore. Il pareggio (facile, in verità) e tanto altro. I suoi interventi, sempre decisi, fanno sì che l’avversario ci pensi due volte prima di entrare di nuovo in contrasto con lui. A volte esagera, vuole fare il Nesta ed esce palla al piede dall’area molto pericolosamente. Ma se ha un pregio, è quello di capire subito l’errore. Rude.
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